Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

 

PARIGI E LA RICERCA DELL’ATTIMO FUGGENTE (1879 -1890)

 

Parigi fu per Boldini la vera Mecca dell’arte e della vita: attraverso la contessa Gabrielle de Rasty, che divenne sua amante sul finire della relazione con Berthe, entrò in contatto con l’alta borghesia e con la nobiltà cittadina, introducendosi negli ambienti più esclusivi, circostanza che gli consentì di ottenere il tanto atteso benessere economico.

Boldini abitava a Montmartre, crocevia di artisti che come lui si ritrovavano nei caffè, dando luogo a confronti e serrate discussioni. Fra gli altri, strinse amicizia e coltivò un rapporto di profonda e vicendevole stima con Degas, con il quale intraprese un importante viaggio di studio e di lavoro in Spagna.

Dopo il 1878, sospesa la proficua ma vincolante collaborazione con Goupil, Boldini affrancò definitivamente dalla compostezza della ritrattistica pittorica ottocentesca.
Il raffinato modello estetico della Maison Goupil non poteva essere completamente soggiogato dalla creatività dell’artista che necessitava di piena libertà espressiva e così, anche sulla scorta e in coincidenza con le sperimentazioni degasiane, egli aggiornò il suo registro espressivo alla ricerca della modernità, impegnandosi in indagini estetiche originali e profondamente innovative.

Boldini captava le alternanze prospettiche e volumetriche nei gesti e negli atteggiamenti dei personaggi rappresentati e, attraverso la sua spontanea “gestualità pittorica”, fissava sulla tela l’attimo fuggente, quello irripetibile, carico di intensità che succede a un’azione ormai trascorsa e annuncia il divenire della successiva.

Negli anni ottanta si intensificò la produzione di ritratti a pastello. Temi di vedute urbane, scorci di strade con cavalli e ritratti di donne bellissime e sensuali, talvolta seminude, si alternavano sul cavalletto del pittore quarantenne; il tratto grafico del pastello esprime con naturalezza gestuale il movimento dei corpi. Nei suoi dipinti d’interno si materializzano atmosfere opulente e misteriose, nelle quali si muovono con disinvoltura amanti e modelle.

In quel periodo l’artista era pienamente inserito nel tessuto sociale parigino, nel quale si manifestavano le peculiarità culturali del momento. Nella vita mondana e nell’intreccio intellettuale fra arte e alta società, egli avvertì una certa inconsistenza morale e così quei ritratti, che avrebbero dovuto celebrare le qualità intellettive ed etiche dei ritrattati, sono talvolta attraversati da vene di malinconia o note caricaturali.

Il suo carattere particolare e il modo atipico di porsi di fronte alla realtà riuscirono ad affascinare il pubblico, soprattutto quello femminile. Dai ritratti di questi anni trasuda un rapporto iperattivo con la realtà e, dove l’artista non riuscì a realizzare con il disegno visioni e condizioni dinamiche, seppe comunque imprimere un ritmo incalzante e palpitante alle pennellate, componendo tessiture pittoriche cariche di vibranti tensioni emotive.

 

Prosegui la lettura: IL RITRATTO BELLE ÉPOQUE (1891-1924)

 

 

 

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