Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

UNA PUNTATA DELLO SPECIALE TG1, A CURA DI DANIELE VALENTINI, DEDICATA AL SONNO. TIZIANO PANCONI INDAGA IL RAPPORTO FRA ARTE, SONNO E SOGNO

DIALOGO CON TIZIANO PANCONI

IL SONNO NELL’ARTE HA UN RUOLO DA PROTAGONISTA?

Il sonno permette il recupero fisiologico del corpo e della mente e inizia già nel grembo materno. Nel sonno il metabolismo e la temperatura corporea si abbassano e non essendoci attenzione risultiamo completamente indifesi di fronte al prossimo. Ciò presuppone un rapporto di fiducia con i luoghi e le persone con le quali dormiamo. E’ spesso tale rapporto di fiducia che interessa gli artisti. E’ un lunghissimo tempo di estrema intimità domestica.

I corpi, immobili come statue, assumono per l’artista una diversa rilevanza plastica e anche la loro mimica è sintetizzata rispetto alla veglia, nella quale si esprime la gestualità e gli atteggiamenti (caratteristici della personalità) e le espressioni, che assumono un valore anche culturale e di estrazione sociale. Un re avrà una mimica gestuale certamente diversa da un pastore.

C’è poi Il sonno dei giusti, cioè coloro che vivono nella legge di Dio e non temendo il giudizio del Signore, si addormentano sicuri di potersi risvegliare, nella pace eterna, al suo fianco.

La tradizione classica fa confluire nell’arte moderna una visione topica fondamentale del notturno e della notte, quale cioè momento di quiete e di pace in cui gli elementi naturali e descrittivi, immersi nel silenzio e nell’oscurità, propagano tranquillità nell’animo umano.

STATUE, QUADRI, DORMONO TUTTI DALLE DIVINITA’ AI CAVALIERI, DAI PUTTI AGLI ZINGARI.

Gli antichi Greci veneravano la divinità del sonno: il sonno dolce che fa dimenticare gli affanni è sempre «soave». Ma essi avevano anche la consapevolezza che questo misterioso intervallo dalla vita era una forma di «morte breve».

Quanto agli zingari Il tema del viandante era tipico del romanticismo che individuava una accezione eroica negli uomini senza dimora come gli zingari, costretti a confrontarsi con le intemperie. Al tema del sonno si lega sovente anche quello del nudo che può essere casto o erotico.

IL SONNO VIENE RAPPRESENTATO FIN DALLE OPERE PIU’ ANTICHE DEI GRECI E ROMANI.

Nel mito greco c’è l’idea di una divinità specifica dei sogni: infatti Hipnos, dio del sonno, inviava il figlio Morfeo che nelle sue apparizioni notturne prendeva le forme delle persone o delle cose sognate. Egli quando inviava sogni popolati da forme umane portava sempre con sé un mazzo di papaveri con cui, sfiorando le palpebre dei dormienti, donava loro realistiche illusioni.

Morfeo, è colui che modella i sogni; Fobetore genera gli incubi e fa apparire i mostri; mentre Fantaso si occupa dei sogni che riguardano gli oggetti inanimati.

Nella mitologia romana il dio del sonno era Somnus.

VENERE E ARIANNA DORMONO DA MILLENNI.

Venere si distingue per il carattere capriccioso, vanitoso e volitivo. A causa della sua meravigliosa bellezza intrecciò numerose relazioni sentimentali, sia con umani che con dei. Venere però aveva anche alcuni difetti fisici, 7 per la precisione, come lo Strabismo (di Venere), le rughe sul collo o il piede alla greca, cioè con il secondo dito più lungo dell’alluce.

Arianna: Arianna invece si innamorò di Teseo quando egli giunse a Creta per uccidere il Minotauro nel labirinto. Arianna diede a Teseo un gomitolo di lana (il proverbiale filo d’Arianna) per poter segnare la strada percorsa nel labirinto e quindi uscirne agevolmente.

Arianna fuggì con lui e gli altri ateniesi verso Atene, ma Teseo la fece addormentare per poi abbandonarla sull’isola di Nasso (da qui il detto piantare i-n-asso).

COSA VUOLE ESPRIMERE LA RAFFIGURAZIONE DI UN SOGGETTO DORMIENTE?

Certamente l’arte si pone il problema di rappresentare la realtà e non l’apparenza e dunque di analizzare profondamente la vita in ogni suo aspetto, individuando nel momento del sonno l’opportunità di fotografare le persone in una dimensione intima, nella quale indifesi si abbandonano nelle braccia di Morfeo. Una sorta di livellamento sociale che accomuna indistintamente tutti gli uomini rendendoli simili.

Anche la bellezza risente degli atteggiamenti della vita attiva, mentre nel sonno si manifesta spesso in tutta la sua statuaria purezza.

TUTTI I PIU’ GRANDI ARTISTI, DI OGNI EPOCA E CORRENTE, SI SONO CIMENTATI COL SONNO

si, questo a partire dall’arte funeraria, cioè dedicata alla creazione di sculture che tradizionalmente ritraevano il defunto morto; nella cultura cristiana proprio a partire dalla figura di San Giuseppe dormiente a cui in sonno Dio rivela i progetti per la sua sposa Maria. Mistero della fede.

Rappresentato anche dal Mantegna nell’Adorazione ai Pastori del 1450-51; Sebbene la più iconica rappresentazione del sonno nell’arte moderna si debba a Giorgione nella Venere di Dresda del 1507-10.

SONO SOPRATTUTTO DONNE RAFFIGURATE MENTRE DORMONO O ANCHE BAMBINI.

I bambini dormono affidandosi alle braccia sicure delle madri. Rappresentano allo stesso tempo l’innocenza e la purezza dello spirito e la vita che si trasmette. Il sonno è tutto sommato una questione che non ha un grande valore sociale e così, perlomeno nella rappresentazione artistica, è relegato ai deboli o che rende indifesi, perciò contraria al mito dell’uomo eroe.

GLI UOMINI INVECE DORMONO UBRIACHI O MENTRE HANNO INCUBI COME SE IL SONNO NON FOSSE VIRILE, DA EROE.

Si, è così, mentre è concesso di dormire a donne e bambini, l’uomo ha necessità di un giustificativo morale per poterlo fare e così il loro sonno è spesso causato dall’ubriachezza o dal riposo per una ferita riportata in battaglia ma la loro mente è comunque turbata dal desiderio di ritornare alla vita attiva. Pensiamo che alcuni imperatori romani dormivano su tavole di legno, considerando il materasso poco virile. O pensiamo alla pratica della kameonia dei frati cappuccini che era ritenuta una particolare virtù, il cui utilizzo era doveroso per chi voleva impegnarsi seriamente nella vita spirituale.

A questo riguardo è significativo l’affresco del Ghirlandaio nella cappella di Santa Fina a San Gimignano: la santa malata è assistita mentre giace in terra.

 

NELLE OPERE PIU’ ANTICHE VEDIAMO UN SONNO QUIETO, PLASTICO POI COL PASSARE DEL TEMPO SI TRASFORMA E DIVENTA METAFORA DI PAURA E INCUBI.

Per comprenderete la metamorfosi della rappresentazione del sonno, c’è sempre da tenere presente il monito etico che vuole l’uomo erorico, padrone del proprio destino e mai abbandonato ad esso. L’ambizione, seppur eroica, contrasta però con la sobrietà e la saggezza e Alessandro, Cesare, Napoleone non fanno che seguire la propria passione, cioè la propria ambizione; ma si tratta, dice Hegel, di un’astuzia della Ragione: questa si serve degli individui e delle loro passioni come di mezzi per attuare i suoi fini. Queste contraddizioni generano turbamenti e incubi nella ricerca della verità che rimane per gli eroi della storia quasi sempre un traguardo irraggiungibile.

FREQUENTE ANCHE IL SONNO DEGLI ANIMALI.

Gli animali da compagnia, come cani e gatti, dormono a fianco dei loro padroni manifestandogli fiducia, così come i cuccioli dormono nelle loro tane a fianco delle madri. Il sonno degli animali rappresenta sovente un momento di dolcezza.

 

ANALIZZIAMO IN DETTAGLIO QUALCHE OPERA:

DE CHIRICO E LE PIAZZE

ricorrono i temi tipici della sua pittura, quelli “dell’infinito, della solitudine, del tempo sospeso, del mistero e dell’enigma, delle vie deserte, delle piazze tacite ove domina come un’ombra il monumento equestre, della statua che incarna la sospensione e l’attesa, del presagio, dell’occhio veggente, della figura chiusa nella tunica nera che guarda pensosa all’orizzonte”.

De Chirico non dipinge seguendo le strutture della pittura classica ma organizza quadri come fossero sogni pur mantenendo una regolarità compositiva alta. De Chirico critica i sogni appunto per la loro confusione, imprecisione, caoticità, aspetti che hanno bisogno di precisione per diventare esperienza consolidata. La sua statua per eccellenza è Arianna.

L’opera presenta il tema fondamentale di quasi tutte le piazze dipinte da De Chirico: il mito di Arianna.

Il labirinto diventò una chiave di lettura per la struttura pittorica.

Importanti sono anche le figure di Dedalo, Teseo e Dioniso (Dio della liberazione dei sensi).

Dedalo rappresenta l’artista; è colui che si reca a Creta per costruire il labirinto nel quale verrà rinchiuso con il figlio.

Il segreto del labirinto viene violato da Arianna che per aiutare Teseo a liberarsi gli consegna il filo.

Una volta libero Teseo abbandona Arianna che diventerà compagna di Dioniso.

Arianna rappresenta quindi il tramite enigmatico tra un primo momento di ricerca della conoscenza e un secondo momento di ebbrezza dionisiaca.

Dioniso diventa per De Chirico il simbolo di un’unità globale che cerca di ritrovare nel silenzio delle sue piazze d’Italia.

Il momento della partenza è associato alla malinconia e all’enigma dell’ora, accompagnata dall’inevitabile presenza della stazione ferroviaria.

Un altro particolare metafisico che non può essere trascurato è l’orologio fermo sulle 13:55, mentre l’ombra è quella del crepuscolo.

GOYA E IL SONNO DELLA RAGIONE 1797:

Vi sono interpretazioni opposte sulla famosa incisione di Goya: Il sogno della ragione secondo Goya era quel tentativo di sopprime la fantasia interna, così i sogni si trasformano in specchi bui della realtà che riproducono come fotocopie le figure del giorno.

Secondo Goya, dunque, la fantasia è alla base di tutte le creazioni. Se questa è lasciata delirare in maniera incontrollata, senza il supporto della ragione, condurrà ai mostri e a tanti elementi inesistenti; se, invece, la ragione è sveglia e si unisce alla fantasia, in un intimo connubio tra regola e genio, si dà vita a uno strumento dalla potenza inesauribile. I mostri, infatti, simboleggiano proprio quelle forme e quei processi mentali che, relegati negli abissi del subconscio, dopo il sonno della ragione hanno potuto finalmente palesarsi.

Goya è lucidamente consapevole dello stato di regressione in cui vive il proprio Paese, arretrato e reazionario. L’arte è la sua forza. E con l’arte depreca l’oscurantismo e le superstizioni.

La scena in questione è drammatica: un uomo dorme con le braccia conserte, piegato su di un tavolino. Intorno a lui solo uccelli sinistri, volti con ghigni inquietanti e animali dallo sguardo allucinato. È un uomo vittima dell’oscurantismo, che subisce la superstizione e la cui vita è soggetta al caso o alla tirannia altrui. La perdita della ragione lo ha portato verso la privazione dei suoi diritti e delle sue passioni. Il suo sonno può generare solamente mostri.

L’AMORINO DI CARAVAGGIO 1608-9

Quando dipinse questo quadro Caravaggio era in fuga già da due anni per l’omicidio di Ranuccio Tommasoni. Stato d’animo raggiungibile attraverso il controllo ed il superamento delle passioni. Realizzato a Malta per Francesco dell’Antella. Caravaggio si concentra sul protagonista lasciando vuoto l’ambiente circostante.

La rivoluzione di Caravaggio sta nel naturalismo della sua opera, espresso nei soggetti dei suoi dipinti e nelle atmosfere in cui la plasticità delle figure viene evidenziata dalla particolare illuminazione che teatralmente sottolinea i volumi dei corpi che escono improvvisamente dal buio della scena.

Sono pochi i quadri in cui il pittore lombardo dipinge lo sfondo, che passa nettamente in secondo piano rispetto ai personaggi, i veri e soli protagonisti della sua opera. Per la realizzazione dei suoi dipinti, Caravaggio nel suo studio posizionava delle lanterne in posti specifici per far sì che i modelli venissero illuminati solo in parte, lasciando il resto del corpo nel buio dell’ambiente. Dipingeva osservando la vera natura della luce e dell’ombra e affidava ai contrasti di colore il ruolo di indagare e modellare ogni cosa – gesti, movimenti, atteggiamenti – sottolineando con essi il dramma della realtà.

IL SONNO DEL CAVALIERE DI RAFFAELLO SANZIO 1503-4

Le due figure femminili sono proiezioni del sogno del cavaliere al centro, addormentato sullo scudo: la Virtù, davanti a un passo montano impervio, e il Piacere, con gli abiti più sciolti. Esse gli offrono gli attributi ideali del suo compiti: la spada (cioè l’arte militare, nonché la vita attiva), il libro (la conoscenza, lo studio, quindi la vita contemplativa) e il fiore (l’amore). Le due figure allegoriche non sembrano però essere contrapposte, con una bilanciata simmetria tra le due figure, evidenziata dall’asse dell’alberello al centro: potrebbe essere un riferimento alle teorie neoplatoniche, che implicano l’armonizzazione delle due inclinazioni.

Le Grazie rappresenterebbero la conclusione della scelta del cavaliere, con i pomi delle Esperidi offerti come ricompensa. Raffaello tratta in questa opera l’eterno conflitto umano fra bene e piacere. Neoplatonismo: Secondo i neoplatonici l’uomo era l’unico essere in natura dotato di ragione, che gli permette di scegliere consapevolmente se elevarsi verso il mondo divino o scendere verso quello animale o ancora mantenersi a un’equilibrata equidistanza. Questa scelta si compie tramite la mediazione fondamentale dell’amore e della bellezza.

IL SOGNO DI PICASSO 1932

Il sogno di Picasso, vede protagonista della composizione la sua amante.

Forme molto tondeggianti e morbide, che vengono messe ancor di più in risalto dalla presenza della poltrona sulla quale  Marie-Thérèse Walter, amante di Picasso dal 1927 al 35 (nel 35 rimase incinta e dette alla luce una figlia), è seduta; la donna è rappresentata mentre ha le braccia appoggiate sulle gambe e la testa inclinata, appoggiata sulla spalla. Il volto della donna è diviso in due parti, permettendone una visione contemporaneamente frontale e laterale.

La Walter Conobbe Picasso all’età di 17 anni, mentre lui ne aveva 45 ed era sposato con Ol’ga Chochlova, dalla quale aveva avuto un figlio, Paulo.

Il 20 ottobre 1977, quattro anni dopo la morte di Picasso, Marie-Thérèse si suicidò impiccandosi. Ispirato alla pittura fauves di Henri Matisse e distante dalle figure mostruose dei dipinti precedenti, il dipinto rievoca, nel suo insieme, armonia e serenità. Lei 24 anni lui 50. Picasso ritrae particolari semplificati della realtà e li dispone in un ordine nuovo, peculiare.

LA NATURA MORTA CON DONNA ADDORMENTATA DI MATISSE 1940

Costruisce gli spazi con il colore. Geometrizzazione dello spazio. Luce omogenea che definisce il registro sensibilissimo dell’artista. Cadono così i canoni prospettica tradizionali. Semplifica le immagini espoliandole di particolari descrittivi. Dispone gli oggetti su un unico piano, definendo la prospettiva mentale, direi fortemente sentimentale. Timido. Rappresenta l’intimità domestica e una donna, forse una moglie e una mamma, sopraffatta dalla fatica. Matisse guarda la realtà con gli occhi di un bambino, cogliendone così gli aspetti di più profonda spiritualità.

E POI C’E’ IL CAPITOLO SOGNI…

Esperienze estatiche prodotte dai sogni. Nel mondo dei sogni si possono avvicinare, sia pure di sfuggita, gli amici lontani, i morti, gli dèi; normalmente è l’unica esperienza che ci sottrae alla tirannia penosa e incomprensibile del tempo e dello spazio. L’antichità in generale, – come pure oggi molte popolazioni primitive -, ha attribuito ad alcuni tipi di esperienze oniriche una realtà pari a quella dello stato di veglia, anche se qualitativamente diversa da essa. Si pensi solamente agli egizi o alla cultura giudaico-cristiana o, ancora, a quella islamica, in cui i sogni spesso apparivano come messaggi di dio. Basti ricordare a mo’ di esempio il brano del Nuovo Testamento in cui un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe, avvertendolo di fuggire in Egitto con Maria e Gesù, poiché Erode aveva ordinato l’uccisione dei bambini di Betlemme dai due anni in giù. Spesso il sogno “divino” tanto atteso veniva perfino provocato attraverso tecniche particolari, quali l’isolamento, la preghiera, il digiuno e l’incubazione o una combinazione di queste pratiche.

In epoca più redente, secondo Freud, il sogno era la realizzazione allucinatoria dei desideri rimasti irrealizzati durante la veglia.

Il sogno della ragione secondo Goya era quel tentativo di sopprime la fantasia interna, così i sogni si trasformano in specchi bui della realtà che riproducono come fotocopie le figure del giorno.

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