Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Giovanni Boldini è senza ombra di dubbio uno dei maggiori artisti e interpreti della Belle Epoque: un pittore italiano difficile da inquadrare in un solo stile ed al contempo un’artista che con le sue opere è stato in grado di scandire i cambiamenti che il mondo dell’arte europea ha sperimentato.

I suoi ritratti femminili sono la testimonianza di come il talento pittorico possa lasciare senza fiato e forse, nemmeno il padre Antonio – mentre nei primi anni della sua vita lo instradava con successo nel mondo dell’arte – avrebbe mai immaginato il livello di eccellenza raggiunto dal figlio, considerato uno dei più grandi maestri d’Europa, anche oltre il suo tempo.

Le opere di Boldini, raccolte sia in collezioni private, sia al Museo di Ferrara o al Museo archives Giovanni Boldini Macchaioli di Pistoia, così come in molti altri musei internazionali come il d’Orsay o gli Uffizi, raccontano quanto il suo stile sia cambiato e si sia evoluto nel corso della sua intera esistenza.

Giovanni Boldini: una biografia straordinaria per il pittore, maestro dei ritratti seducenti

Ottavo figlio del pittore Antonio Boldini, il piccolo Giovanni già a 5 anni aveva mostrato di possedere talento da vendere e poca propensione allo studio: il padre Antonio, obbligandolo ad imparare i rudimenti essenziali del disegno e della pittura, decise poi di completare la sua istruzione a casa, puntando in particolare su ciò che l’artista amava fare di più e quindi dipingere e disegnare. La sua matrice purista fu di esempio per il figlio a cui trasmise le giuste basi per divenire uno dei pittori italiani tra i più apprezzati a cavallo dell’800 e del 900 e uno dei grandi maestri della pittura moderna. Giovanni Boldini ebbe Ferrara non solo come città natale ma come culla dei primi rudimenti della sua arte.

Pur non avendo particolari guizzi creativi, il padre Antonio fu in grado di tramandare al figlio tutta la tecnica necessaria per dare vita all’idea perfetta di pittura che lo stesso aveva in mente: basta osservare l’Autoritratto Giovanile del 1856 per rendersi conto del talento del pittore italiano già alla tenera età di 14 anni.

La strada per arrivare al Giovanni Boldini dei ritratti femminili e della Belle Epoque è stata costellata da molto lavoro e tanta voglia di imparare, nonché contaminata dai numerosi viaggi del pittore, a partire dall’età giovanile. E dall’influenza esercitata soprattutto, dal movimento dei Macchiaioli al quale il maestro aderì e sembrò particolarmente affine se non per una forte differenza: dove gli esponenti più tipici amavano dipingere paesaggi, i quali hanno comunque rappresentato un’interessante parentesi nel suo portfolio, Boldini predilesse invece la ritrattistica, alimentando la passione per la bellezza femminile. Boldini si spostava spesso da Firenze a Pistoia, dove fu ospite della nobile Isabella Falconer e dove affrescò la sala da pranzo della villetta la Falconiera, ubicata a pochi passi dal Museo archives Giovanni Boldini Macchiaioli.

Per Giovanni Boldini Ferrara ha rappresentato un porto sicuro ma privo di veri stimoli: appena ricevuta una imponente somma in eredità da un vecchio zio decise di spostarsi a Firenze, appunto con continue trasferte a Pistoia, dove inizialmente frequentò per un breve tempo l’Accademia di Belle Arti, salvo poi abbandonarla per vivere le più importanti e forti esperienze assimilabili presso il caffè Michelangelo, dove per l’appunto entrò in contatto con i principali esponenti dei Macchiaioli, tra i quali figura Telemaco Signorini, uno dei più importanti pittori del movimento che avranno forse più influenza nella sua vita sia dal punto di vista artistico che personale.

Le opere di Boldini negli anni ‘60 dell’800 riflettono questi suoi rapporti artistici e personali e iniziano, seppur inconsapevolmente, a gettare le basi per quello che sarà il suo trasferimento a Parigi e la considerazione, da parte di critici e ammiratori, del suo essere una sorta di maestro italo francese della ritrattistica.

Nel periodo fiorentino non vi furono solo ritratti femminili ma anche quelli di molti amici e colleghi: la sua vena creativa era incontenibile e libera di correre a briglia sciolta grazie ad amici come Telemaco Signorini, per l’appunto, Michele Gordigiani, Cristiano Banti e Diego Martelli.

La possibilità di esporre le sue opere ufficialmente e l’amicizia con donne e uomini dell’alta aristocrazia aiutò molto Giovanni Boldini nei suoi spostamenti: in particolare grazie alla mecenate Isabella Falconer il pittore italiano riuscì dapprima a trasferirsi a Londra, dove le molte commissioni incrementarono la sua fama ed infine a Parigi, città trovata da sempre stimolante dall’artista. Se per Giovanni Boldini Ferrara e poi Firenze e Pistoia sono state il punto di inizio, la capitale francese è stata il sogno da raggiungere: la stessa città dove tornare a vivere, e morire, dopo la fine del primo conflitto mondiale.

Ritratto di Signora è senza dubbio il titolo di opera tra i più ricorrenti per ciò che concerne questo pittore italiano: la sua passione per la bellezza femminile è ben nota e rappresentata in mostre nel susseguirsi dei decenni e in ben più di una galleria di arte moderna o museo. Ma è forse il ritratto di Giuseppe Verdi quello tra i più noti e di impatto al di fuori dei suoi ritratti femminili. Giovanni Boldini fu attivo per tutta la sua vita, fino a quando nel 1917 perse quasi completamente la vista, proseguendo tuttavia comunque a dipingere seppur immagini piuttosto sgranate.

Giovanni Boldini: l’emozionante stile da Belle Époque

Lo stile di Giovanni Boldini è frutto dell’influenza dei diversi movimenti con i quali è venuto in contatto fin dalla più tenera età, ma è sicuramente il trasferimento a Parigi e la consacrazione come maestro italo francese della ritrattistica che hanno fatto in modo di stabilizzare quello che era il suo approccio alla pittura.

Non è sbagliato definirlo un purista macchiaiolo dalle tendenze futuriste e dalle sfumature impressioniste e simboliste in grado di navigare con facilità sull’avanguardismo storico. La sua espressività pittorica legata al gusto Belle Époque  è difficile da rinchiudere in confini ben precisi ed i suoi Ritratti di Signora mostrano come ogni sua singola pennellata fosse in pratica la somma di tutto ciò che negli anni era riuscito a fare tecnicamente suo. Il ritratto di Giuseppe Verdi e le altre opere di Boldini mostrano come il maestro fosse in grado di rappresentare senza difficoltà la realtà, senza però rinunciare a quei tocchi di colore che tanto erano in grado di emozionare.

Giovanni Boldini: le opere più belle del maestro italiano

Le opere del pittore sono per in molti musei nazionali e internazionali e anche in alcune gallerie private come il Butterfly Institute Fine art di Lugano, principale punto di riferimento per il mercato di Boldini. Il Museo archives Giovanni Boldini di Pistoia, invece conserva la propria collezione di opere del maestro e degli artisti macchiaioli nei propri caveaux, esponendoli soltanto in occasione di grandi mostre culturali. Il Museo si qualifica principalmente come un centro studi per la catalogazione e la disamina attributiva delle opere di Boldini, emettendo anche certificati di autenticità e expertise.

Fra le opere di Boldini ve ne sono però alcune che spiccano particolarmente.

Il ritratto del Padre Antonio Boldini, oggi in collezione privata e recentemente esposto alla grande mostra monografica romana, per cortesia del Museo archives Giovanni Boldini di Pistoia, è una di esse: si tratta di un olio su tela del 1867 che nonostante i colori scuri e freddi, grazie alle pennellate sapienti dell’artista è in grado di esprimere con grazia e semplicità l’affetto che il pittore italiano provava per il padre maestro.

La contessa de Rasty coricata, un pastello su carta del 1876, è uno dei quadri più sensuali tra quelli dipinti da questo artista amante della bellezza femminile. In questo caso ad essere ritratta è una delle sue amanti: la ritroveremo spesso nelle sue opere in forma più castigata, ma senza dubbio in questo caso a vincere su tutto, in pieno stile Boldini, sono l’amore carnale che univa i due e la naturale sensualità della donna che si lascia dipingere, praticamente senza veli, e senza alcun pudore.

Il Ritratto di Signora in bianco con guanti e ventaglio del 1889 è un dipinto molto diverso da quelli legati alla sua giovinezza. Tra i ritratti femminili, questo è senza dubbio uno di quelli che esprimono eleganza e serietà ed allo stesso tempo potere. La donna ritratta spicca sul colore neutro dello sfondo e nonostante rispetto ad altri quadri la stessa sembri un soggetto più dimesso, la forza tipica della Belle Epoque è presente e costante.

Il Ritratto di Mademoiselle De Nemidoff, un olio su tela del 1908 rappresenta quella che è la naturale progressione della preparazione di questo maestro italo-francese nell’arte della ritrattistica, nonostante e grazie le influenze derivanti dai movimenti pittorici dell’inizio del XX secolo. Se il ritratto di Giuseppe Verdi appare statico nella sua maestosità, tutt’altro è il messaggio che al contrario esprime quest’opera. In particolare, a conquistare l’occhio sono i guizzi di colore di quel vestito stupendo che si uniscono in una fantastica commistione di sfumature.

Il Museo archives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia, rappresenta un punto di riferimento per tutti i collezionisti che desiderino far valutare o vendere le loro opere, dato che il Museo archives è alla ricerca di opere significative di Giovanni Boldini e di altri artisti per incrementare le proprie collezioni.

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