Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Museo Archives Giovanni Boldini Macchiaioli

Per l’asta “Out of the ordinary” ho scelto sette opere di Tommy nelle quali fosse più presente un’unità di linguaggio. Sono espressioni pittoriche e al contempo osservazioni estetiche estremamente grafiche, drasticamente espoliate di tutto ciò che non risulta fruibile e vantaggioso alla sua urgente e immediatissima narrazione interiore. Totalizzanti semplificazioni di ciò che vede, filtrate da una speciale cultura adolescenziale, dalle persistenti implicazioni emotive che per certi versi ne amplificano la capacità di analisi e assimilazione psicologica, offrendoci un punto di vista originalissimo, il suo!

In un giuoco articolato, eccitato e per ciò eccitante, di modernissime sottrazioni e citazioni infantili, con espliciti rimandi alla cultura cartoonistica nostrana e disneyana novecentesca, Tommy mette in chiaro la struttura intima e portante delle figure fantastiche che rappresenta.

La sua è una messa in scena di archetipi naif, un concerto monocorde di forme pure, connotate da silhouette sensibilmente arrotondate, nel proposito, perfettamente realizzato di far convivere, in opportuna armonia fra loro (perlomeno sentimentalmente), flash e captazioni visive a tratti surrealiste strappate a un universo di immagini a lui ostili, specchio di una quotidianità spregiudicatamente complessa e incomprensibile, continuamente attraversata da insopportabili barriere fisiche, trabocchetti e schemi di funzionamento inutilmente complicati, invisibili a chi accecato da “patologica normalità”.

Dipinti come profonde registrazioni visive, non di quanto visualizza otticamente ma di ciò che scava nel proprio “Io” – di uno stato emotivo ambientale – capaci, attraverso un sismografo calato nell’abisso della sua anima celeste di eterno bambino, di avvertire e vacillare di fronte a qualsiasi impercettibile scossa emozionale e perciò costretto a rifugiarsi nei rassicuranti perimetri delle sue marcate forme monolitiche.

Il mondo magico immaginato da Tommy vive nella riscossa dei valori etici della famiglia che egli impone quale istintiva contrapposizione alla “scienza” perversa del dialogare fluente, del chiasso sguaiato delle parole affastellate e sovrapposte, allusive, dette in libertà, sottovoce o per caso che rimbombano insaziabili e ingombranti fra le fitte nebbie della sua memoria disordinata e concisa, della sua intelligenza che sente inadeguata, sottintesi capaci di scuotere, annichilire e zittire per sempre il gigante muto.

La sua voce è pittorica, cadenzata da urla strazianti che rimbalzano sottotraccia incessantemente soffocate, eppure vigorosamente condotte dal pennello da una parte all’altra della superficie dipinta, graffiata da uno spasimo pudico, addomesticato, abituato a non mettersi mai completamente a nudo.

Egli è interamente compreso nel censimento ripetitivo e maniacale delle sue intime certezze: “Mamma e papà” riproduce la coscienza ancestrale della realizzazione dello scopo spirituale della vita. Sono loro le stelle polari di uno spazio dilatato fino all’infinito, gli interpreti unici, diversi e sempre uguali, del suo melodramma umano e espressivo.

La “La barca” o “Il Cammello” sono evocazioni di una realtà prefigurata e immutabile, lo specchio immoto di un’anima sospesa fra la vita e la morte, nella quale infine esplode, rigenerante e epica, la sua travolgente passione.

“L’elefante” è forse la figura più iconica del suo repertorio di immagini, presentando un conio estremamente originale, “semplicemente complesso”, dal quale prende idealmente inizio il suo insolito viaggio dell’arte, contrassegnato da una cifra espressiva straordinariamente matura e peculiare, registrata su accordi profondi e commoventi che fanno di Tommy un artista disuguale, scomodo e per questo promettente!

Tiziano Panconi

 

 


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